Fotografia, Stories

Stefano Conti – When I killed your tulips

Ciao Stefano, parlaci un po’ di te e di come ti sei avvicinato alla fotografia.

Ciao! Dopo aver terminato le scuole dell’obbligo, capii che il percorso intrapreso non mi avrebbe reso felice. In quel periodo, nei fine settimana ero un ragazzino che fotografava cose, e mi piaceva così tanto che pensai a quanto sarebbe stato bello farlo a tempo pieno.  Fu così che intrapresi il triennio di fotografia alla LABA di Brescia per poi trasferirmi in Svezia per studiare e lavorare come artista.

Successivamente ho scoperto la verità: fare l’artista a tempo pieno vuol dire dedicare il 50% a scrivere applications, il 30% a pensare ed il 20% a produrre lavori. Se poi ci si vuole riposare serve un 10%, ma sarebbe 110%. 

Come è nato il progetto “ When I killed your tulips“?

Il progetto è nato dall’incontro casuale con una poesia che avevo scritto cinque anni prima e poi dimenticata. La frase di apertura mi piaceva molto e decisi di usarla come titolo per un mio progetto futuro. Trascorsi una settimana ad Atene, nel 2020, che si è rivelata piena di ispirazioni. Avevo scattato molto e quando tornai a casa, in maniera naturale, tutto prese forma.

Da chi prendi ispirazione per i tuoi lavori?

Dai cantieri, dai parchi giochi, dalle mie piante, dai negozi dell’usato, dagli archeologi, dal caos della vita, dagli happy shock, dalle montagne, dalla notte.

Come trovi le tue storie? Qual è la prima cosa che faiquando decidi di sviluppare un progetto?

Non trovo mai le mie storie perché, in un certo senso, non le cerco, arrivano. Succedono all’improvviso, magari mentre faccio qualcos’altro (che poi è il concetto di serendipità). È come se il materiale desse forma a sé stesso indipendentemente da me. Ad esempio, molti dei dittici presenti in “When I killed your tulips” sono nati rendendomi conto che un’immagine su cui stavo lavorando in quel momento, aveva similitudini visive con un’altra immagine realizzata in passato. Accostandole, mi sono accorto che “funzionavano” e solo allora ho iniziato a cercarne altre volontariamente. 

Hi Stefano, tell us about you and how you approached photography for the first time

Hi! After finishing school, I realized that the path I followed didn’t suit me. At that time I was just a young boy who loved taking photographs and I vividly remember the day when I thought how nice it would be to do it full time. As a result, I undertook the bachelor’s programme in photography at the LABA Academy of Fine Arts in Brescia (Italy) and later I moved to Sweden to keep on studying and working as an artist. Only then I found out the truth: working as a full-time artist means to spend 50% of the time writing applications, 30% thinking, 20% producing works. If one wants to rest needs another 10% but the nit would be a 110%.

How was project “When I killed your tulips “ born?  

The project was born from the casual encounter with a poem I wrote five years before, and then forgotten. I really enjoyed the opening phrase, so I decided that I would use it as a title at some point. Then in 2020 I spent a week in Athens that turned out to be full of inspirations. I photographed a lot and, once back home, everything took shape in a very natural way.

How about the main inspirations for your works?  

Of course from construction sites, playgrounds, thrift shops, archaeologists, the chaos of life, happy socks, then even from mountains and the night.

How do you find you stories? What is the first thing you do when you decide to develop a project?

I never find my stories because, in a way, I don’t look for them; they simply come. They happen, suddenly, while I’m doing something else (which is the concept of “serendipity”). It is as the material gives shape to itself, independently of me. For instance, many of the diptychs in “When I killed your tulips” were born when I realized that a photograph I was working on had visual similarities with another one taken in the past. When I pulled them over, I noticed how well they conversed. Only then, I began to look for others, deliberately.

Stefano Conti

Instagram i.am.stefano.conti

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