Fotografia, Stories

Sofia Podestà – “Walking along the great Prospect”

Ciao Sofia, la prima domanda che vorrei porti è chi sei e quando hai deciso di voler fare della fotografia la tua vita.

Ciao Marika! Sono Sofia Podestà e sono una fotografa e una storica dell’arte. Vivo a Roma, dove sono nata e cresciuta, e attualmente la mia vita si divide tra la fotografia e il lavoro all’interno di una galleria d’arte contemporanea. Non saprei trovare un momento preciso in cui ho deciso che la fotografia sarebbe diventata la mia vita, perché tutt’ora non mi occupo solamente di quello. Posso dire però che anni fa scelsi di studiare la fotografia attraverso la storia dell’arte per averne una visione più multidisciplinare e quindi studiarla attraverso la sua storia, senza pensare troppo ai tecnicismi legati al mezzo.

Come è nato il progetto “Walking along the great Prospect”?

Sono partita dal voler semplificare il paesaggio per capirlo meglio. Per fare ciò ho voluto sfruttare fino all’esasperazione lo strumento di visione umano per eccellenza: la prospettiva geometrica. Questo mezzo ha come fine quello di riuscire a razionalizzare e rendere conoscibile lo spazio; in particolare mi sono soffermata su quello che l’uomo non ha creato con le sue mani o almeno non fino in fondo, ovvero lo spazio naturale. Applicando questa tipologia di visione, il paesaggio si è semplificato così tanto che si è rarefatto e snaturalizzato fino a non essere più riconoscibile. Ho voluto mettere a confronto le due Macro-dimensioni dell’essere umano e del paesaggio naturale, focalizzandomi su come l’uomo guarda qualcosa che gli è quasi estraneo perché fugge dal suo totale controllo e che quindi, per tentare di capirlo, arriva a renderlo astratto come delle macchie di colore su una tela. Questo pensiero è latente nelle mie fotografie già da qualche anno e l’ho ritrovato guardando a posteriori alcune mie vecchie immagini, quindi può essere allargato anche ad altri luoghi che ho studiato, per questo lo considero ancora un progetto in fase di sviluppo e non esclusivamente legato all’Islanda.

Da chi hai preso ispirazione per questo progetto?

La domanda che è alla base del progetto è nata dalla ricerca che ho fatto per la tesi di laurea in cui ho parlato di come tre fotografi italiani si sono approcciati agli elementi naturali, nonostante non si occupino in modo specifico di essi nei loro lavori. La scintilla decisiva l’ho trovata nel romanzo di Calvino Se una notte d’inverno un viaggiatore, in particolare nell’ultimo incipit presente nel libro: Quale storia laggiù attende la fine?  Mi sono sentita molto vicina al protagonista quando dice che “il mondo è così complicato e sovraccarico che per vederci meglio è necessario sfoltire ”, è come se fossi riuscita finalmente a trovare le parole esatte per esprimere il mio pensiero. Si tratta di un racconto che parla della volontà di semplificare il mondo e che successivamente si traduce nella scomparsa di esso, producendo un effetto contrario alla volontà del protagonista. Inizialmente c’è l’eliminazione degli elementi superflui e poi prosegue in una concatenazione a effetto domino incontrollata che riduce il mondo a una “sconfinata pianura deserta e ghiacciata”. Si perdono quindi il senso del tempo e dello spazio e diventa tutto “un foglio di carta dove non si riescono a scrivere altro che parole astratte”. La stessa tipologia di rarefazione e riduzione che volevo ricreare con le mie immagini.

Come trovi le tue storie? Qual è la prima cosa che fai quando decidi di sviluppare un progetto?

Non ho unico metodo di ricerca. Le mie storie però solitamente sono il frutto di una curiosità di voler capire e conoscere. A volte capita che colleziono una serie di immagini e solo dopo molto tempo riesco a mettere a fuoco ciò che le ha unite insieme. Altre volte invece trovo qualcosa che mi appassiona o che voglio approfondire e quindi inizio a raccogliere tutte le informazioni necessarie per sviluppare un racconto fotografico.

Per approfondire

WEBSITE: www.sofiapodesta.com

INSTAGRAM : sofiapodesta

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