Ciao Simone, parlaci un po’ di te e di come ti sei avvicinato alla fotografia.
Ciao e innanzitutto grazie. Da piccolo ogni tanto scattavo con l’analogica di mio padre, soprattutto in vacanza, ma ammetto di non essermi appassionato sin da subito alla fotografia. Preferivo divorare cinema e passavo le ore a registrare e archiviare film sulle VHS. Ho iniziato a voler conoscere meglio la fotografia quando ho avuto bisogno di uno strumento di evasione dalla routine e questa evasione coincideva con i viaggi, quindi il mio primo approccio è stato suggestionato soprattutto dal reportage di viaggio classico.
Come è nato il progetto “Or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Virus”?
Non lo chiamerei nemmeno progetto perché non è partito né da un’idea, né da un obiettivo. È stata più una forma diversa di ginnastica per occupare il tempo durante il lockdown della scorsa primavera. Ad un certo punto ho preso la macchina fotografica e ho cominciato a scattare all’interno del perimetro della mia casa in campagna, o poco fuori. Ritorna un po’ quel bisogno di avere lo strumento di evasione di cui parlavo prima. Da qui il riferimento a Dr. Strangelove di Kubrick. Lì lo spauracchio era il conflitto nucleare, qui il Covid-19.
Da chi prendi ispirazione per i tuoi lavori?
Da quello che vedo, da quello che mi piace e da quello che mi sembra utile aggiungere ad un bagaglio visivo e tecnico. Fermo restando che l’obiettivo minimo è riconoscersi in quello che si fa.
Come trovi le tue storie? Qual è la prima cosa che fai quando decidi di sviluppare un progetto?
Alla base c’è sempre un interesse personale e soprattutto la curiosità. In Santabarbara racconto una storia industriale della valle in cui sono nato e che ho scoperto di non conoscere così a fondo. A volte mi lascio trasportare da uno stimolo visivo che mi libera l’immaginazione e mi indica una possibile chiave di lettura. Per esempio, Night never ends in me, il progetto sul Mostro di Firenze, è nato proprio nel capoluogo toscano mentre me ne stavo imbambolato davanti all’Adamo ed Eva di Cranach. La miccia è fondamentale, poi oltre alle consuete ricerche, una delle prime cose che faccio è pensare a titolo che mi piaccia.
Per approfondire
WebSite : Simone D’Angelo
IG : simonedangelo