intervista a Joe Juanne Piras, regista del cortometraggio Dalia, proiettato in occasione del Frankenstein Factory organizzato da Joyful People Company in collaborazione con Premiere Film
Parlaci un po’ di te, di come sei arrivato nel mondo del cinema.
Da bambino mi è sempre piaciuto raccontare delle storie. Il cinema è stata una naturale conseguenza. L’ho capito a 18 anni e poi ho cercato un modo di iniziare, prima studiando in un’accademia, con scarsi risultati, e poi ricominciando da solo, realizzando piccoli corti con gli amici. È stato, ed è ancora, un percorso lungo e non lineare.
Tell us about yourself and how your passion for cinema was born.
As a child I always liked to tell stories, cinema was just a natural consequence of that. I became aware of that at 18 years old and then I looked for a way to start, at first studying in an academy, with poor results, and then starting over again on my own, making small short movies with friends. It has been, and still is, a long and non-linear path.
Al momento sta circolando nei circuiti festivalieri il cortometraggio Dalia da te diretto e distribuito da PREMIERE FILM, partiamo dalla sinossi:
Sara, una bimba di 7 anni, viene ritrovata nel bosco priva di sensi. È stata drogata e abusata. È il caso più difficile che Dalia, psicologa infantile dalla vita semplice, abbia mai affrontato. La donna ha poco tempo per scavare nella mente della bambina e capire cosa sia successo, prima che accada nuovamente. Capirà molto presto che fare i conti con i traumi rimossi ha un prezzo molto alto da pagare.
Your short film Dalia, distributed by PREMIERE FILM, is now circulating in the festival circuits, start by telling us the synopsis:
Sara, a 7-year-old girl, is found unconscious in the woods. She was kidnapped and abused. It is the most difficult case that Dalia, a child psychologist with a simple life, has ever dealt with. The woman has little time to dig into the child’s mind and figure out what happened, before it happens again. She will soon realize that dealing with repressed trauma comes at a really high price.
Qual è l’inquadratura/frame che più rappresenta la tua opera?
L’inquadratura è Dalia che sale le scale, nella scena finale. È un piccolo piano sequenza che è stato difficile realizzare, ma mi ha dato molta soddisfazione.
What is the shot that represents your work?
L’inquadratura è Dalia che sale le scale, nella scena finale. È un piccolo piano sequenza che è stato difficile realizzare, ma mi ha dato molta soddisfazione.
Questa inquadratura (rispetto alla domanda precedente), indubbiamente la più rappresentativa, coincide anche con quella che ti è piaciuto di più mettere in scena?
Si, sicuramente è l’inquadratura più complessa e allo stesso tempo suggestiva del cortometraggio
(In regards of the previous question) Does this shot, undoubtedly the most representative, also coincides with the shot you liked the most to stage?
Si, sicuramente è l’inquadratura più complessa e allo stesso tempo suggestiva del cortometraggio.
Hai sempre le idee chiare quando componi l’inquadratura?
Abbastanza, ho sempre chiaro nella mente le inquadrature che voglio realizzare. Lascio sempre comunque un po’ di spazio all’improvvisazione e alle vibrazioni che trasmette il set (scenografia, fotografia e recitazione)
Do you always have clearly defined ideas when composing a frame?
Mostly, yes. I have vivid ideas of the frames I wish to create. I still leave some wiggle space for improv and the natural vibes on set which might add ideas and little improvements (scenography, photography and acting).
Qual è la prima immagine che ti viene in mente pensando al Cinema?
Quarto Potere è uno dei film che più rappresenta il cinema, secondo me. Ce ne sarebbero tanti, ma la prima immagine a cui ho pensato è stata questa.
What is the first shot that comes to your mind when thinking about cinema?
Citizen Kane is one of the movies that most represent the universe of cinema, to me. There are surely many more, but the first image that comes to mind is this one.
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