Ciao Laura, parlaci un po’ di te e di come ti sei avvicinata alla fotografia.
Fin da piccola l’arte ha fatto parte della mia vita. I miei genitori per un periodo hanno avuto la passione per la pittura e mio padre suonava la chitarra. Ho ereditato da loro la passione per il disegno che mi ha portata a frequentare le scuole d’arte, dal liceo artistico all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove tra l’altro ho seguito un corso di fotografia. Ma la curiosità verso la fotografia in realtà l’ho sempre avuta. Dalla polaroid di mia nonna alle macchinette usa e getta, fin da giovanissima amavo fermare istanti. La scintilla vera e propria è scattata durante un viaggio a Roma appena diciasettenne quando istintivamente scattai una foto analogica che feci sviluppare molto tempo dopo e che mi entusiasmo’: il riflesso di una statua in una pozzanghera con il sole in controluce che ne definiva la sagoma. Da li ho avuto come un illuminazione che mi ha portata a fotografare sempre da auto didatta dando più importanza alla ricerca della visione del mondo piuttosto che all’esecuzione perfetta.
Come è nato il progetto “Sur Real”?
Il progetto “Sur Real” nasce come un vero e proprio gioco dove le sovrapposizioni di due immagini scattate da me e trasformate in altro da sé, diventano oniriche metamorfosi con la natura. Così due immagini reali diventano surreali, come una sorta di allucinazione ripetuta che ha a che fare inconsciamente sempre con l’elemento dell’acqua. Inconsciamente perché non rientra da subito nell’idea del progetto ma il riferimento a questo tema ricorre costante nelle mie espressioni artistiche e lo identifico come il mio elemento per eccellenza. Immagini sospese fra l’apnea e l’esigenza di riprendere fiato, dove io e i miei soggetti ci mescoliamo tra luoghi a me cari, dal lago di Suviana al lago di Bries, dal mare del Salento al mare Adriatico, alla fontana dei pesci del mio paese.
Da chi prendi ispirazione per i tuoi lavori?L’ispirazione è ovunque in realtà, in ogni momento della giornata. La noia del lockdown mi ha aiutato a trovare una chiave di lettura per sopravvivere creando. Fotografo per esigenza di sfuggire dalla realtà fotografando la realtà che pare a me, non la vera realtà. Mi ispiro a Salvador Dalì, a Edward Hopper, a Dora Maar, Egon Schiele, a Vivian Maier a Caravaggio.
Qual è la prima cosa che fai quando decidi di sviluppare un progetto?
La prima cosa che faccio quando inizio un progetto è non pensare a un progetto. Quello viene dopo, ed è la conseguenza di un meccanismo di piacere e soddisfazione che mi fa continuare la ricerca lasciandomi andare ad accogliere nuove immaginazioni.
Hi Laura, tell us about yourself and how you approached photography.
Since I was a child, art has been part of my life. There was a time my parents were invested in painting and my father played the guitar. I inherited from them a passion for drawing and that led me to attend art schools, up to the Academy of Fine Arts in Bologna where I also attended a photography course. But I’ve actually always been curious about photography. From my grandmother’s Polaroid to disposable cameras, since I was very young I loved to “stop instants”. The real spark lit during a trip to Rome, I was just seventeen and I instinctively took an analogical photo which was going to be developed a long time later and I was very enthusiastic about it: it depicted the reflection of a statue in a puddle backlit by the sun, defining its shape. From there I reached an enlightenment which led me to keep on shooting as a self-taught photographer, giving more importance to the visual research of the world rather than a perfect execution.
How did your “Sur Real” project begin?
The “Sur Real” project began as a simple game where I superimpose two images taken by me and transform them into something different, they become oneiric metamorphoses with nature. Thus two real images become surreal, like a sort of repeated hallucination that unconsciously always involve the element of water. It is unconscious because, at least at the beginning, water was not part of the project but the references to this theme are constant in my artistic production and I now identify it as my element par excellence. Images are suspended between apnoea and the need to catch my breath, where my subjects and I mix in the places that are dear to me, from Lake Suviana to Lake Bries, from the Salento sea to the Adriatic sea, to the fish fountain of my village.
Who do you take inspiration from for your works?
Inspiration is actually everywhere, at any time of the day. The boredom of lockdown gave me the chance to find a key to survive, creating. I photograph to escape from reality by taking an image of the reality I see, not the factual one. I am inspired by Salvador Dalì, Edward Hopper, Dora Maar, Egon Schiele, Vivian Maier and Caravaggio.
What is the first thing you do when you decide to develop a project?
The first thing I do when I start a project is not thinking about it as a project. That eventually comes later and it is the consequence of the pleasure and satisfaction, that is what pushes me to continue the research and to welcome new imaginations.