- Ciao Karol, puoi parlarci un po’ di te e di come hai cominciato con la fotografia?
E ‘sempre difficile parlare di sé stessi. Dico alla mia amica libanese che voglio avere solo tre parole nella mia bio: Karol Jarek fotografo. Lei risponde sempre: No. Karol Jarek poeta. E alla fine anche questo è troppo, perchè sia la prima che la seconda sono parole enormi. Ho iniziato a fare foto da adolescente, un grande input è stata la fotocamera da 35 mm che mio fratello maggiore portò dagli Stati Uniti dopo un lavoro estivo. Non ricordo l’anno. Prima di scattare foto scrivevo molto, poi ho scambiato una cosa con l’altra. Non scrivo più e ancora non ho scattato la foto che ho sempre sognato. Forse un giorno.
- Come è nato “Il cavallo di Troia”?
Nel maggio 2020 ero alla ricerca di ispirazioni per il progetto “Outside the box 01” di Honey and Dust dalla Slovacchia. Sulla via del ritorno da Tebe, mi sono fermato a Elefsina. Avevo con me una vecchia Polaroid e mi restavano solo poche foto da scattare. Dopo il primo lockdown, la città sembrava abbandonata o addormentata – e in attesa. Ho fatto il primo scatto appena dietro l’angolo. Ho atteso fino a che non è stato sviluppato e sono rimasto senza parole. Questa foto è diventata il mio cavallo di Troia (letteralmente e metaforicamente : una foto di un cavallo di gesso con un muro di cemento sullo sfondo). Ha aperto la porta ad uno sconfinato mondo di immaginazione. Mi sono arrampicato su una collina vicina, ho guardato Elefsina e ci ho visto un paesaggio mitologico circondato da montagne e mare. Rovine di un mondo contemporaneo. Ho trascorso lì le settimane successive, facendo domande, cercando risposte e scattando foto. L’elemento fondamentale del progetto è la sospensione della realtà. Le foto non devono fare riferimento a un momento qualsiasi. Forse sono state appena scattate e presentano qualche passato indecifrabile, o in qualche modo profetico mostrano ciò che verrà in futuro – lo anticipano. È sicuramente il punto più critico del mio lavoro di fotografo, e l’intero processo di ripresa è stato un viaggio interiore verso il mio studio di filosofia e la scrittura di poesie.
- Da cosa trai maggiormente ispirazione?
Le mie principali ispirazioni in tutto quello che faccio sono due. Una è la musica con la poesia che leggo quasi ogni giorno. L’altra grande ispirazione è il mio amore, mia moglie. L’ Amore, la mia stagione preferita.
- Come trovi le tue storie? Qual è la prima cosa che fai prima di intraprendere un progetto?
Non c’è un solo modo o un solo meccanismo per trovare le storie. Nuova storia, nuovo inizio, nuovo modo, nuovo impulso, diverso stato d’animo, luce diversa, diverso periodo dell’anno, musica diversa nelle cuffie, quasi tutto è diverso quando inizio un nuovo progetto. Una cosa è sempre la stessa e la più importante: la prima foto, e la domanda è: qual è il prossimo passo?
Hello Karol, can you tell us something about you and how did you start with photography?
It’s always hard to talk about yourself. I lought with my friend from Lebanon that I want in my bio to have only 3 words: Karol Jarek photographer. She is always answering: No. Karol Jarek poet. And on the end even this is too much, becouse and the first and the second it is a huge word. I started to make photos as a teeneger, the big impuls was 35mm camera that my older brother bring from USA after summer work. I don’t remember the year. Before making photos I was writing a lot, I switched one for another. I don’t write anymore and I still didn’t make this one photo that I always dreamed about. Maybe one day.
How “The Troyan Horse” was born ?
On May 2020 I was searching for an inspirations for a project “Outside the box 01” by Honey and Dust from Slovakia. On the way back from Thebes, I stopped at Elefsina. I had an old Polaroid camera with me and only a few photos left to be taken. After the first lockdown, the town looked abandoned or asleep – and awaiting. I took the first shot just round the corner. I waited until it was developed and I was speechless. This photo became my Troyan horse (literally and metaphorically as it is a photo of a plaster horse with a concrete wall in the background). It opned a door to an infinite world of imagination. I climbed up a hill nearby, looked at Elefsina and I saw a mythological landscape surrounded by mountains and sea. Ruins of a contemporary world. I spent there the following weeks, asking questions, looking for answers and taking pictures. The fundamental element of the project is the suspension of reality. Photos should not refer to any time. Maybe they were just found, and they present some undefined past, or in some prophetic way they show what comes in the future – they foretell the future. It’s definitely the most critical point in my work as a photographer, and the whole process of shooting was an inner-trip back to my philosophy study and poetry writing.
Which are your inspirations ?
I have two main inspirations in everything that I do. It’s a music and poetry that I read almost every day. Huge inspiration is also my wife and love. Love, my favorite season.
How did you find your stories ? What is the first thing that you do before you start a project?
There is no one way or a single mechanism that I use finding the stories. New story, new begining, new way, new impulse, diferent mood, diferent light, diferent time of the year, diferent music on my headphones, almost all is diferent when I start a new project. One thing it’s always the same and the most important: the first photo, and the question: what is the next step?
IG karol_jarek
Website : Karol Jarek