Ciao Davide, parlaci un po’ di te e di come ti sei avvicinato alla fotografia.
Intanto vi ringrazio per avermi ospitato. Vivo a Trieste, dove lavoro come freelance. Il mio rapporto con la fotografia è nato, come spesso accade, da quell’incontro/scontro con una macchina fotografica lasciata sulla mensola e non più utilizzata dal padre. Inizialmente fotografavo per capire (la tecnica), ed era soltanto un gioco. Oggi è un’esigenza e fotografo per scoprire. Quando ho percepito di voler approfondire, ho studiato fotografia a Firenze e a Bologna per poi passare alle esperienze in studio da assistente prima di iniziare un percorso personale. Non amo molto definirmi fotografo, è un termine che non mi rappresenta, ma amo della fotografia la sua duttilità e la sua misteriosità.
Come è nato il progetto Elogio all’azione silenziosa?
È un progetto nato nella mia città, Trieste. È stato chiesto ad alcuni artisti di lavorare sulla Bora, nello specifico quella chiara. La Bora è un vento che soffia in maniera molto forte ed è per noi una caratteristica del luogo. In quell’occasione ho cercato di rappresentare l’azione invisibile del vento e le sue conseguenze. Lo scopo era quello di uscire dal solito modo di vedere esso rappresentato, quindi di provare a descrivere la sua immaterialità̀. I sassi utilizzati per il progetto rappresentano il Carso (zona tipica dei nostri territori) e sono stati raccolti sulla Sella della Bora, il punto dove il vento soffia più forte in assoluto nella nostra città. Questo il testo di Michela Coslovich che accompagna il progetto: “Elogio all’azione silenziosa” è una celebrazione al vento ed alla sua immaterialità́. Ci troviamo davanti ad una realtà̀ naturale del tutto frammentata, concettualmente e fisicamente, in modo da rendere visibile un atto di per sé invisibile. L’instabilità̀ generata dal vento viene rappresentata come una caduta immobile, un paradosso che ha come base l’astrazione dell’aria. Il dialogo tra le fotografie invita così a riflettere su un vento che crea, modifica, sorregge e annulla.
Da chi prendi ispirazione per i tuoi lavori?
Questa è una domanda che potrebbe avere molte risposte. Posso dire che il mio quotidiano è la mia ispirazione: mia nonna, un quadro, una canzone, ma anche una partita di ping-pong. Credo di non dire niente di nuovo affermando che dalla curiosità̀ nasca l’ispirazione. Nello specifico, a livello visivo, ho delle reference che vanno dalla scuola di Düsseldorf a de Chirico e Morandi, fino ad arrivare ad Armin Linke, Mario Cresci e Francesco Jodice. Riferimenti quindi lenti e ragionati dove i concetti non sono immediati e lasciano un alone di mistero.
Come trovi le tue storie? Qual è la prima cosa che fai quando decidi di sviluppare un progetto?
Più che trovare, sono incontri di percorso che diventano esigenze personali per lasciare un segno e per dire qualcosa. In ogni caso ho un approccio parecchio progettuale inizialmente: avendo studiato architettura purtroppo (o per fortuna) devo partire da un’analisi, capire ed affrontare. Ho un approccio parecchio lento, anche se ultimamente sto provando a lavorare a progetti più istintivi. Non parto quasi mai da una notizia ma cerco piuttosto delle sensazioni ed atmosfere. Grazie ancora al vostro team, buon lavoro.
Hi Davide, tell us about you and how you approached photography
Thank you for having me over. I live in Trieste, where I work as a freelance. My relationship with photography begun – as often happens – by the meeting/crashing with a camera left on a shelf by my father and never used again. Initially I took shoots to understand the tecnique and it was just a game. Now it is aurgency and i take photographs to discover. When I felt that I wanted to deepen my knowledge, I studied photograpy in Firenze, Bologna and then moved on to experience as assistant photographer before starting a personal journey.
I don’t really like to define myself as a photographer, is a term that fails to grasp me completely but what I love about photography is its mystery and ductility.
How was the project In Praise Of Silent Action conceived ?
It is a project born in my city, Trieste. Artists have been asked to work on Bora, specifically the clear Bora. The Bora is a wind that blows in a very strong way and for us it is a feature of the place. Then I tried to represent the invisible action of the wind and its consequences. The aim was to get out of the usual way of seeing it represented, describing its immortality. The stones used for the project represent the Karst ( a typycal area of our territories) and were collected on the “Sella della Bora”, the point where the wind blows loudest in our city.
This is a text by Michela Coslovich that accompanies the project: “ In Praise Of The Silent Action is a celebration of the wind and its immateriality”. We are faced with a completely fragmented natural reality- both in a conceptual and physical way – so as to make visible an act invisible in itself. The instability generated by the wind is represented as a motionless fall, a paradox based on the abstraction of the air. The dialogue between the photographs thus invite us to reflect on a wind that creates, modifies, sustains and cancels.
What about the main inspirations for your works?
This question could have a lot of answers. I can say that my routine is also my inspiration: my grandma, a picture on the wall, a song, even a table tennis match. I guess I’m not saying anything new by saying that inspiration comes from curiosity. Specifically on a visual level, I have references ranging from the school of Dusseldorf to De Chirico and Morandi; up to Armin Linke, Mario Cresci and Francesco Jodice. References then slow and reasoned where the concepts are not immediate and leave an aura of mystery.
How do you find your stories? What is the first thing you do before developing a project?
More than finding my stories, I would describe them as chance encounters, elicting a personal need to leave a mark and to say something. Anyway I adopted a rather project – oriented approach initially, also because I have studied architecture (unfortunately or fortunately), I have to start from analysis to understand and to deal with. My approach is very slow, although lately I have been trying to work on a more instinctive projects. I hardly ever start with news but I’m looking for feelings and atmospheres. Thanks to your team, good job.
Instagram davidemariapalusa