“ Un luogo di cui non se ne conosce pareti, laghi o montagne… in cui la luce non può penetrarvi
perché vien filtrata e talvolta respinta. Luce non vi è nell’abisso ed essa può solo tentare seppur
invano di portarvi conoscenza e chiarezza, si districa tra le particelle di una fitta e densa sostanza che, come un’orda di gente o banchi di anime raggruppate ed intrappolate nel loro groviglio di disperata monotonia, cede… e si ferma.”
Noi umani, folli, cadiamo disperatamente nell’abisso che luce non tange perché lei riemerge impaurita dal precipizio così solenne e, nell’impossibilità di vedere e percepire il suo aspetto, permaniamo in una sorta di limbo nell’attesa di percepire una leggera parvenza di fuoriuscita che ci trascini al di fuori come il weg porta fuori Heidegger dalla sua Foresta Nera.
Nasce tutto dal desiderio di portare limpidezza in un’oscurità abissale interiore che prende forma e si palesa ai margini costieri del piccolo paese da cui provengo del sud dell’Italia, il litorale costiero del Salento così diviene protagonista di un viaggio oscuro all’interno di una “linea sottile” che sembra assumere nel tempo una metamorfosi quasi surreale. Essa diventa luogo che divide il mare dalla terraferma ed al contempo nasconde un proprio universo fatto di propri pianeti e stelle, che si anima e brilla al mio passaggio inconsueto. Si rivela, ed io mi rivelo ad esso.
Per approfondire:
Website: Alessio Pellicoro